martedì 3 gennaio 2012

UN POMERIGGIO II

Un giorno potrei comunque imbattermi in qualcuno che gli scontri li cerca ad ogni costo.
Per questo, forse, la prossima volta cercherò di sorridere "ciao! Tutto bene?" dirò, come se incontrassi un vecchio caro amico.

Forse un sorriso ci salverà.

Forse no.

Il ripetersi di questo genere di episodi comporta una inevitabile conseguenza: l'analisi su me stesso, sul mio aspetto, e l'analisi sugli altri, sul loro modo di ragionare: sono costretto a porro la massima attenzione sul modo in cui sto camminando, sul modo in cui mi sono vestito, e quindi a chiedermi che cosa potrebbero pensare quei ragazzi laggiù al mio passaggio.
Questo influenza, a volte, le mie azioni: se non mi sentirò abbastanza forte quel giorno potrei cambiare strada, modificare il percorso abituale per andare ins tazione o per tornare a casa, oppure mettermi le cuffie per distrarmi, isolarmi da ciò che succede e così tirare dritto trattenendo il respiro.
Probabilmente non rischio un dolore fisico, ma è pur sempre una forma di terrore quella che mi prende in strada, nel mio paese, sotto la mia casa.

Nessun commento:

Posta un commento